Germana Pisa, Alfredo Tamisari *
Dal web al libro: un antidizionario di parole ritrovate
Era l’aprile del 2007 quando leggemmo che in Spagna, il premier Zapatero, facendosi interprete dell’appello della Escola d’Escriptura del Ateneo de Barcelona, lanciava l’operazione “Salvataggio delle parole in via d’estinzione”. Tra il 1992 e il 2001 erano state allontanate dal dizionario della Real Academia Española ben 6000 parole, candidate alla progressiva espulsione dal linguaggio corrente, sostituite da inglesismi sempre più incalzanti e dal trionfo degli sms, delle chat, del messenger.
Cogliemmo il valore di quell’appello che veniva dalla cugina Spagna e avvertimmo subito l’esigenza di far qualcosa anche noi. Ma come?
Scartammo l’ipotesi di lanciare un’iniziativa semplicemente sollecitando l’invio di termini in disuso o a rischio di estinzione: l’esito sarebbe stato una mera elencazione di lemmi.
Riflettendo sul perchè ci sentivamo spinti ad imbarcarci in un’operazione che poteva sembrare donchisciottesca, analizzammo la motivazione che stava alla base dei nostri intenti: il convincimento che le parole costituiscano la materia prima della nostra piccola memoria. Ogni parola, infatti, ha un’anima, incarna un vissuto, il vissuto di chi l’ha usata e, dunque, perdere una parola significa far cadere nell’oblio una pluralità di messaggi, cancellare sfumature e diversità.
Da qui la proposta che il salvataggio della parola perduta avvenisse grazie ad un ricordo: ogni parola inviata avrebbe dovuto essere accompagnata da una definizione autobiografica.
L’idea divenne operativa grazie alla collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia che allestì il blog (ad opera di Ada Ascari), tuttora attivo: www.dizionarioparoleperdute.splinder.com
Il corale ed entusiastico consenso di decine di partecipanti fece sì che fin dai primi mesi prendesse forma un singolare lavoro collettivo costituito da centinaia di definizioni, molte delle quali percorse da intense emozioni, altre scritte in punta di penna, altre ancora distillate in forma quasi aforistica: una rassegna assai volubile negli stili e nei contenuti, un dizionario né esaustivo, né sistematico, non da consultare, ma da leggere integralmente come collezione di testimonianze di indubbio valore antropologico. Un antidizionario, dunque, che stava nascendo grazie anche ad un comune affetto verso il nostro patrimonio linguistico.
Sono passati quasi cinque anni da quando cominciammo, tra i primi nella rete, questo splendido gioco. Nel frattempo, qua e là nel web, ma anche nell’editoria cartacea, sulla stampa quotidiana o nei periodici, sono sbocciate come fiori parole recuperate in vari modi e talora proposte in cornici accattivanti. Un panorama variegato di iniziative tutte lodevoli fra le quali – lo affermiamo con un certo orgoglio – spicca l’indiscussa originalità della nostra.
Con questo volume vogliamo comunicare il frutto di una ricerca che ancora dà i suoi frutti nel web: una selezione delle oltre 1300 definizioni attualmente presenti.
Pensiamo che i ricordi che fanno da culla alla parola potranno, a seconda dei casi, far sorridere, o suscitare nostalgie, o magari alimentare a loro volta il ricordo di una parola un po’ desueta, o di un fatto accovacciato in un cantuccio della memoria di chi legge. È un piccolo contributo, il nostro, al recupero della memoria in un tempo dove tutto fugge e si dimentica in fretta, troppo in fretta. Ma è anche un invito a ritrovare l’identità e il senso esistenziale delle parole annullati da un linguaggio convenzionale, omologato, povero e sciatto.
Una folla di parole ci viene incontro nelle pagine di questo sillabario: parole desuete, parole cadute nell’oblio, parole che stanno scomparendo, ma che racchiudono pensieri, un passato che rivive; parole che si trascinano dietro immagini di persone, di oggetti, di luoghi, di tempi, di passioni. L’invito che rivolgiamo al lettore è di abbracciarle tutte perchè tutte sono parole amate, colme di personalità, di emotività, di affetti.
Ricominciare ad apprendere dalle parole? Forse si può, forse si deve.
* Germana Pisa, scrittrice e poeta, è curatrice del sito www.cronacheterrestri.it dove, nel 2007, pubblicò un articolo sull’iniziativa del premier spagnolo Zapatero riguardante il salvataggio delle parole estinte.
Alfredo Tamisari, scrittore e poeta, prese lo spunto da quell’articolo per ideare il Dizionario delle parole perdute di cui è tuttora curatore e redattore.